I ristoranti e le osterie non sono solo luoghi di svago ma sono anche luoghi importanti per la tenuta sociale. Sono luoghi di trasmissione del sapere, costruzione della comunità. Lo sa bene Slow Food Italia APS che con il progetto Eat Slow, Be Happy finanziato dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, sta coinvolgendo diversi ristoratori in sette grandi città come Torino, Firenze, Trento, Roma, Catania, Napoli e Taranto, tutti impegnati in progetti di ristorazione di qualità tramite l’utilizzo di prodotti del territorio coltivati in modo sostenibile.

I Prèsidi Slow Food a tavola, per i bisognosi

I ristoratori stanno fornendo pasti gratuiti a strutture comunitarie e assistenziali quali, ad esempio: RSA, comunità di recupero, Caritas, centri di accoglienza per rifugiati, mense ospedaliere in cui pranzano infermieri e medici che lavorano in ospedali dove si cura il Covid, comunità in generale in cui si fa volontariato a favore di bisognosi, o altre associazioni di assistenza e sostegno. Il menu è fatto in base ai prodotti locali disponibili e in linea con le indicazioni del menu climate-friendly del progetto Alleanza dei cuochi. I pasti sono destinati alle strutture individuate dall’associazione territoriale Slow Food in accordo con i referenti delle strutture stesse.

A Catania

Per quanto riguarda Catania, intanto, ieri sera si è svolta la prima cena Eat slow Be happy presso la struttura Madonna della Tenda, ad Acireale, una struttura che accoglie perlopiù donne e bambini ma anche intere famiglie con grandi difficoltà economiche, spesso segnalate dai servizi sociali. I prodotti sono stati offerti dall’Osteria 4 Archi di Milo. Tra i piatti preparati la famosa pasta con il cavolo trunzo di Aci e lo spezzatino di maialino nero dei Nebrodi, mentre per alcuni ospiti di religione mussulmana è stata preparata una cotoletta di pollo.

“Gli ospiti della struttura hanno accolto la nostra presenza con molta gioia e calore e ci siamo ripromessi di continuare la nostra collaborazione – spiega Anastasia De Luca, responsabile della condotta Slow Food di Catania- poiché sfruttando il terreno che circonda il centro di accoglienza si vorrebbero impegnare nella coltivazione del cavolo trunzo e del cavolo vecchio, colture tipiche della zona. Speriamo di poter trovare dei produttori che offrano i semi da piantare e la loro esperienza per aiutarli nella coltivazione”. La prossima settimana ci sarà una replica di questa cena ovviamente con un altro menu sempre a tema Slow food, di territorio e di stagione.

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