Chiudiamo Al Galù, ma restiamo con voi” lo Chef Luca Giannone svela i suoi progetti futuri (o semplicemente “ si racconta”)

di Giada Giaquinta

foto Barbara Conti

Che lo abbiate conosciuto al suo ristorante “Al Galù” di Scicli oppure dopo aver assaggiato il suo sushi delivery durante la Pandemia, lo chef Luca Giannone con la sua cucina mette tutti d’accordo per la passione, meticolosità, creatività e scelta degli ingredienti di qualità. Un mix vincente che lo vede protagonista nel campo della ristorazione da circa trent’anni, nel corso dei quali ha assecondato le esigenze dei clienti da un lato, ma dall’altro ne hai educato il gusto proponendo piatti innovativi, anticipando anche le tendenze. Sempre a fianco dell’inseparabile moglie Gabriella. Tanti gli impegni, tra i quali il ruolo di docente di cucina all’Euroform. Adesso ci rivela la sua prossima mossa nel corso di un’intervista, in cui spiega perché ha deciso di chiudere “Al Galù”, ma precisa: “state tranquilli: la nostra attività continuerà”.

Chef in questi anni non ti sei mai fermato, da dove è iniziato tutto e come si è arrivati al ristorante “Al Galù”?

Dopo anni in cui insieme a Gabriella abbiamo dedicato anima e corpo alla prima attività, la rosticceria, abbiamo aperto “Al Galù” a Scicli che si può definire un crescendo di esperienze, un percorso lungo circa 11 anni. Anni nei quali Siamo stati punti di riferimento per tante persone con una cucina gourmet. Adesso abbiamo deciso di chiuderlo, ma questo non significa che sospendiamo l’attività o che abbandoniamo i nostri clienti affezionati. Continueremo infatti la nostra attività in modo diverso, portando la nostra esperienza fuori dalle mura del ristorante.

In che modo?

Porteremo fuori le nostre competenze e la nostra cucina sarà “itinerante”. Cene a domicilio, piccoli catering e banchetti in diverse location, cene a quattro mani. Faremo anche consulenze a ristoranti, ad aziende. Diverse tipologie di cucina dalla gourmet a quella più semplice fino alla rosticceria. E perchè no, visto il successo, potremmo continuare con le “manciate”, dedicandole alle stagioni e ai doni che ci regala la nostra terra. La cucina spazierà da piatti poveri della tradizione culinaria siciliana e non solo.

Hai menzionato “Na manciata”, che possiamo considerare l’ultima novità. Ma anche durante la Pandemia avete trovato il modo di andare incontro ai bisogni della clientela con il delivery, com’è nata l’idea?

L’intuizione del Sushi delivery è arrivata per caso. La sera che per le restrizioni ci hanno imposto la chiusura, avevamo in programma una cena sushi per 15 persone e anziché buttare il cibo che sarebbe stato uno spreci, abbiamo deciso di consegnarlo a casa. Da quella sera già l’indomani abbiamo ricevuto una richiesta, raddoppiando le quantità e poi la richiesta è aumentata fino ad arrivare a 80 porzioni al giorno!

Na Manciata – foto B. Conti

Consegnavate anche fuori dal vostro comune?

Abbiamo consegnato in dodici comuni, tra cui Noto, Rosolini, Ispica, Ragusa. Così è nato “Al Galù Delivery” ci siamo muniti di furgone e ampliato la nostra offerta, aggiungendo al sushi anche paella , cous cous, tex mex, ravioli al vapore, noodles, panini gourmet, il “seppia party box” in ricordo della sagra della seppia. E poi una chicca: il “Minkia che box” per omaggiare la nostra Sicilia con le specialità tipiche anche palermitane.

Possiamo dire che il coronavirus ha cambiato il modo di fare ristorazione, ma voi da queste difficoltà avete trovato dei punti di forza come il format “Na manciata”…

Alla riapertura post Coronavirus abbiamo notato un cambio nelle abitudini da parte della clientela, come si sentisse l’esigenza di vivere un’esperienza di tipo diverso, con cibo più semplice e un ritorno alle tradizioni. Per intenderci piatti poveri, della tradizione siciliana, molti dei quali dimenticati. Il format “Na manciata” si inserisce in questo contesto.

In cosa consiste?

“Manciari” in siciliano vuol dire cenare. “Na manciata” è un’esperienza intrisa di tradizione, musica e cultura, costellata di piatti poveri della tradizioni, alcuni piatti dimenticati o quasi. Per l’ispirazione mi sono affidato ai libri di Anna Martano, una mia grande amica, gastronoma e gastrosofa, docente e critica enogastronomica, scrittrice e docente universitaria. Io cucinavo a vista. I piatti venivano spiegati, un po’ come succede da tradizione nei pranzi di famiglia quando c’è sempre una persona che si alza e dice la sua su un piatto, raccontando un aneddoto, il cosiddetto “cacuorcila”, allo stesso modo, Anna interveniva condividendo con i commensali delle informazioni. 

Luca Giannone e la moglie Gabriella

L’idea ha riscosso successo?

Siamo partiti con trentacinque persone per poi avere cene sold out con novanta persone. Come location abbiamo pensato alla nostra campagna, come se fosse una mangiata tra amici. Un’atmosfera informale, semplice anche negli arredi: con tavoli e sedie diversi. Uno stile spartano a formare un’ unica tavolata sociale, un ambiente familiare; in sold out già dal primo appuntamento. In alcuni casi c’è stato anche ricotta preparata sul momento, un gruppo folcloristico che suonava dal vivo musica siciliana. Insomma questa novità è piaciuta tanto e spero che anche adesso il nostro futuro, fuori dalle mura di “Al Galù” ci riserverà belle sorprese per noi e per i nostri clienti!

Condividi su:

Related Posts

Show Comments Close Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *