In uno dei vicoli più antichi di Palazzolo Acreide, da uno storico palazzo nobiliare vien fuori ogni giorno un profumo di cose buone e nuove. Una cucina di sostanza e di materie di qualità sposa l’idea di rinascita che si respira nel ristorante Settecento, aperto da circa un anno. Un progetto ristorativo nato in realtà un po’ di anni prima grazie al sogno di due giovani, lo chef Marco Giuliano ed il sommelier Luigi De Pascalis che sempre a Palazzolo Acreide, uno tra i borghi più belli d’Italia, avevano iniziato la propria avventura con il ristorante Il Cinghiale.

La voglia di crescere, di migliorarsi e soprattutto di dare una veste più adeguata alla propria idea di cucina li ha spinti ad investire in questo nuovo posto, un elegante palazzo del ‘700, il cui originario edificio fu ricostruito dopo il catastrofico terremoto del 1693 che distrusse il Val di Noto. In realtà dopo quella data tutto il territorio rinacque dando vita a qualcosa di completamente nuovo.

Una primavera palazzolese in cui Giuliano e De Pascalis hanno rivisto il punto di svolta per il loro nuovo percorso, decidendo di prendere come icona di riferimento proprio la rondine dell’antico pavimento di una delle sale, simbolo per eccellenza dell’arrivo della primavera e oggi logo del locale. E come questa stagione, la cucina di Marco Giuliano è piena di colori oltre che di gusto. Come non restare conquistati dall’insolito Arancino di spatola e zucchine su fonduta di tuma persa e polvere pomodoro.

Lo chef sa dimostrare non solo tanta creatività ma anche ottime capacità tecniche: all’interno niente riso e uova, ma solo zucchine e spatola, avvolte da una piacevole panatura priva di glutine, fritto in modo perfetto e poi adagiato su una fonduta di tuma persa e sopra un po’ di quella polvere di pomodoro spesso ricorrente in altri patti del suo menu. Piatto delizioso che a buon diritto gli ha aperto le porte dell’associazione Euro Toques di cui ora fa parte ufficialmente. Tra i piatti da segnalare anche le Berrette di rana pescatrice con pesto ibleo. Questa pasta ripiena, che prende spunto dalla forma dei copricapi del clero cattolico, è preparata con erbette fresche e burro artigianale, mentre sopra croccante ritroviamo granelli di nocciola.

Marco Giuliano, che alle spalle ha avuto un buon maestro come Salvo Calleri, non solo ama i colori (che spiccano nelle oltre dieci varianti di tortelli da lui ideati), ma anche la frutta secca. “Non deve mai mancare nella mia cucina -spiega con il suo fare gentile ed umile-. Non solo mandorle o pistacchi, ma anche quella frutta secca che si adopera meno come le nocciole dell’Etna”. Piatti che diventano così ambasciatori del territorio siciliano, rispettosi delle materie prime di quel mare così come di quella terra di cui si sente fiero di appartenere.

Dettaglio importante della sua cucina, inoltre, è l’attenzione per coloro i quali (come lo lui) sono intolleranti al glutine. La maggior parte delle preparazioni sono pertanto gluten free e capaci di incontrare i gusti di tutti. A completare qui l’esperienza gourmet ci pensa Luigi De Pascalis che propone un percorso enologico fra le interessanti etichette di vino di cui è ricca la cantina del ristorante. 125 le preferenze, quasi tutte siciliane.

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